Il repertorio cabarettistico e teatrale ha avuto in Europa fino agli Anni ’40, contrariamente a quanto molti pensano, una sua omogeneità, una sua identità. Le facezie del romano Petrolini, stavano a quelle del napoletano Viviani come a quelle del tedesco Valentin. Dopo la Seconda Guerra si è assistito al lento declino di questa identità e le forme tradizionali locali unite da uno stesso “sentire” culturale sono state soppiantate da nuovi modelli stereotipati provenienti d’oltreoceano e veicolati attraverso il cinema, la televisione e la pubblicità. La omogeneità culturale che ha accomunato questi artisti diventati improvvisamente “minori” si è esplicitata nell’umanità dei personaggi che essi hanno rappresentato; una umanità non ufficiale, non quella che detta le regole per intendersi, ma quella che s’ingegna a mantenersi in disparte dal mondo e si sottrae con sotterfugi infantili e stratagemmi balordi a ogni regola e imposizione. Lo spettacolo rappresenta il punto di passaggio tra la fine del Varietà e l’inizio del diffondersi di un Teatro di Stato ed il Cinema.

Mario Brancaccio

VIETATO AI MIGLIORI

si basa su materiali vari: prose, canzoni, versi, numeri di varietà, che vanno dal Primo Novecento agli anni ’40.